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Evoluzione del concetto di modello da Alexander Klein a UNstudio


Una volta spiegata la nascita dello spreadsheet, del Database e del GIS, ci possiamo avvicinare alla definizione del Modello.
La parola Modello ha diverse accezioni nel linguaggio architettonico.  Ad esempio modello è:
  • esempio da imitare e/o replicare
  • modello in quanto elemento tridimensionale (sostituisce a plastico)

Queste due accezioni sono esterne al nostro ragionamento. Noi incanaliamo il ragionamento di modelli come strutturazioni del pensiero attraverso cui gli architetti si sono avvalsi nell’iter dell’avanzamento del progetto. Quindi un modello decisionale.
Ripercorrendo alcuni aspetti del pensiero degli ultimi cento e più anni possiamo vedere almeno 4 tipi di modelli decisionali. Alla nascita del movimento moderno, con la sua architettura oggettiva il modello tendeva anche esso ad essere oggettivo, ovvero ad indicare delle soluzioni oggettive. Il funzionalismo architettonico è molto legato a questo tipo di pensiero. Nasce un modo di pensare che stabilisce una serie di regole (esposizione solare, asse eliotermico, minimizzazione dei percorsi, divisione tra zona giorno e notte). Nasce quindi tutta una manualistica che indica le soluzioni oggettivamente più consone.
Tra i maggiori sostenitori di questo modello è Alexander Klein, architetto che ha dedicato gran parte della sua attività a formalizzare queste regole, questo modello oggettivo. Il modello è un supporto alle decisioni che radica su scelte oggettive alcuni aspetti del progetto.
Schemi funzionali Alexander Klein
Il processo è deduttivo o induttivo? 
Il processo induttivo arriva ad un risultato sommando gli elementi, quindi va dal basso verso l’alto ed è un sistema legato ad un approccio analitico del tipo oggettivo. Per procedere in questo sistema devo avere degli standard (La base di questo sistema sono una serie di pubblicazioni come ad esempio i manuali degli architetti o graphic standard) per poter procedere.

Il ragionamento procede con un approccio di tipo IF… THEN.
Il fatto che ci siano altri tipi di approcci non significa che questi fattori oggettivi si annullino, perché serve comunque una base oggettiva.
Detto ciò, questo approccio non basta più e va ampliato (piuttosto che disconosciuto) e il processo induttivo diventano delle Prescrizioni (indicazioni o normative prescrittive), utili per la standardizzazione di alcuni elementi (h soffitto, grandezza minima ambienti, ecc.).

Da questo momento in poi si passa in un processo deduttivo e quindi dall’alto verso il basso e si articola per interrogazioni del tipo WHAT… IF.

Negli anni ’70 inizia ad intravedersi un processo Prestazionale, dove gli aspetti del progetto non vengono dati da una sommatoria ma su relazioni dinamiche.  Il matematico architetto Cristopher Alexander comincia a sondare approcci non prescrittivi ma prestazionali ed inizia ad indicare modi di arrivare al progetto mettendo a comparazione diverse caratteristiche e volontà, questi sistemi si appoggiano allo strumento informatico.
Il processo è quindi selettivo e ad albero.

Sempre negli anni ’70 nasce un approccio Strutturalista, dove, approcciando al mondo della progettazione attraverso logiche strutturali mentali e antropologiche.
Il modello era costituito da gerarchia delle scelte che strutturano il progetto.
Habraken e del Sar che proponeva per la prima volta coscientemente una "gerarchia delle scelte" alcune che formavano le strutture fisse (come appunto l'antropologia strutturale aveva insegnato nei contesti comportamentali) dall'altro le variazioni delle forme e dei comportamenti "entro" quelle strutture fisse che Habraken chiamava Supports.
Questo modello nasce principalmente in Olanda con il movimento SAAR.


Da qui bisogna fare un salto per arrivare al Modello Diagrammatico, tipico della fase in cui viviamo, è un modello che porta un cambio di paradigma.
Il modello Diagrammatico prevede la prefigurazione di alcune relazioni e di una direzione in cui va il progetto. Questo approccio ha un enorme ausilio nell’information technology. Esso è modificabile e/o espandibile in ogni modo e si va solo progressivamente solidificando.
Eisenmann, ad esempio, nel suo fare architettura predetermina una serie di relazioni.
Il grande passo è che il modello è intimamente dinamico e fa entrare in maniera più consistente la componente informatica.
Beh si potrebbe dire banalizzando: "è uno schizzo". E invece no! Il modello decisionale diagrammatico non è la prefigurazione di un'idea finale, è la prefigurazione di un processo, è la prefigurazione delle relazioni che interconnetteranno nell' architettura: è un codice DNA generatore e regolatore di uno sviluppo. Gli esiti dipenderanno da una serie di accidenti che intervengono come variabili per modificare quel diagramma.
Van Berkel
 La Pelle nel caso di Van Berkel ha un discorso anche informatico. Il metodo di lavoro si sviluppa sull’ibridazione. Van Berkel sintetizza in maniera grafica ed ideogrammatica cosa sia l’architettura.
Prendiamo come esempio il Museo Mercedes-Benz di Van Berkel

Ben van Berkel, Caroline Bos Mercedes-Benz Museum, Stuttgart, Germany, Study models 2001-2006

La nascita del diagramma alla base del progetto è contenuto in un sistema trilobato. C’è un’idea di avere delle potenzialità molteplici. La cosa che ci interessa è il diagramma sostanzialmente trilobato, in cui c’è un core centrale che assume la caratteristica di contenere gli spazi serventi e determina la grande flessibilità che questo diagramma consente. Con questo sistema si possono creare diverse connessioni tra le parti del progetto. Questo lo vediamo soprattutto nelle variazioni nei diversi livelli del museo.
Il sistema servente è un sistema accessorio, ma il passaggio normale da un piano all’altro avviene attraverso scale e rampe, dove fluisce il pubblico, andando in maniera libera.
Per poter gestire un progetto così complesso l’unico strumento adatto per controllare tutto è il BIM.
Il diagramma che è alla base precostituisce un sistema modificabile ai vari piani. È una condizione a cui il progetto deve aderire.
Si tratta di un sistema iper-funzionalista ed è tutt’altro che un sistema formalizzato, come è anche il Gugghenheim di Bilbao di Gehry.

Mercedes- Benz Museum

Mercedes- Benz Museum

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